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    SMPTE - Sezione Italiana
            BOLLETTINO 95
             Dicembre 2008



EDITORIALE

I gruppi di ricerca nel campo della diffusione televisiva stanno guardando avanti, dando vita a strategie impensabili fino a qualche anno fa. In testa a guidare tale ricerca ritroviamo, come gia' piu' volte in passato, l’efficientissima NHK (Nippon Hoso Kyokai), il broadcaster pubblico giapponese che sta puntando ad un obiettivo molto ambizioso, quello della Ultra-HDTV, dalla NHK chiamata anche, richiamando un suo glorioso passato Super Hi-Vision.
Di questo sistema abbiamo gia' ricordato in precedenti editoriali le caratteristiche: immagine di 7680x4320 pixel (contro i 1920x1080 dell’attuale standard Full HDTV) con esplorazione progressiva a 60 frame/sec. In sostegno al video un audio a 22+2 canali distribuiti nella sala a tre livelli di altezza. Insomma una vera bomba.
Ma non e' troppo presto per mettere a punto un sistema video sedici volte piu' definito della gia' avanzata Televisione ad Alta Definizione (HDTV)? A sentire gli strateghi della televisione no. Essi considerano la HDTV un traguardo gia' alle spalle, anche se da noi si fanno ancora le sue prime timide sperimentazioni di trasmissione sulle reti digitali terrestri.
In un summit del Digital TV Group tenutosi a Londra ai primi di marzo il Dr. Ian Childs ha sottolineato l’opportunita' di una "migrazione totale" delle reti digitali terrestri verso la HD; a tal riguardo l’adozione di reti di diffusione single frequency permetterebbe di allocare ben 40 canali HD in sole 22 frequenze, dieci di meno dell’attuale assetto. Il Dr. Childs ha riconosciuto che sarebbe imbarazzante per la Gran Bretagna rinegoziare il piano internazionale di assegnazione delle frequenze a soli due anni dalla riunione del WARC (World Administrative Radio Conference) di Ginevra; ma sarebbe pur sempre possibile discutere a livello nazionale la liberazione di canali individuali.
Parlando di U-HDTV alla grande manifestazione IBC-08 ad Amsterdam nello scorso settembre, Hans Hoffmann, senior engineer della EBU (European Broadcasting Union), ha detto che questa, rappresentando la "next generation broadcast technology", potrebbe offrire all’industria il grande salto tecnologico (big technology jump) da lungo atteso. I broadcaster di tutto il mondo stanno ora migrando verso la HDTV con i due formati 720p e 1080i ed il passo successivo sara' il 1080p. Logico quindi, ha affermato Hoffmann, che l’industria si prepari ad un passo successivo.
Alle sue parole si sono aggiunte quelle di Peter Symes, Director of Standards & Engineering della SMPTE, che vede molte similitudini nella ricerca televisiva fra la posizione odierna e quella occupata con le prime tecnologie analogiche di alta definizione alla meta' degli anni ’80, con la differenza che oggi i ricercatori possono lavorare allo sviluppo di un piedistallo gia' assistito da standard. Che poi si possa gia' parlare di nuovo standard per la U-HDTV e' forse un po’ prematuro per un segnale che in distribuzione presenterebbe oggi un bit rate eccessivo (140Mb/s), se paragonato a quello oggi ottenibile per il formato 1080i grazie alla compressione MPEG-4 AVC (9 Mb/s). Hoffmann ha infine rilevato che, guardando la EBU con favore al fatto che la U-HDTV viene gia' proposta con scansione progressiva, si stia gradualmente sviluppando una coscienza tecnica favorevole ad una evoluzione, oltre che della risoluzione spaziale (immagini a miglior definizione), anche di quella temporale, aumentando la frequenza delle immagini riprodotte, come evidenziato nelle recenti dimostrazioni presentate alla IBC-08 dalla EBU.
Resta da vedere come gli ambienti cinematografici, oggi soddisfatti degli standard 2K (1080 p 24) e 4k (2160 p 24), previsti entrambi a soli 24 frame/sec per non turbare le abitudini di quegli ambienti, recentemente messi a punto dal gruppo DCI (Digital Cinema Initiatives), reagiranno a tali rivoluzionarie innovazioni proposte dal mondo televisivo.


ATTIVITA’ DELLA SEZIONE ITALIANA DELLA SMPTE

6th DIGITAL INTERNATIONAL SMPTE FORUM – Venezia 2 settembre 2008

Proseguiamo in questo numero del Bollettino la descrizione delle relazioni presentate a Venezia lo scorso 2 settembre, nell’ambito della 65ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, con la sesta edizione di un Forum, dedicato quest’anno a "L’industria della cinematografia digitale: i contenuti che creano valore".
Presentiamo in questo numero la relazione di Charlotte Jones intitolata "D-Cinema and 3D roll out, opportunities and challenges". Charlotte Jones e' dal 2003 Senior Analyst, Film and Cinema presso la prestigiosa rivista britannica Screen Digest.
Miss Jones ha presentato una lucida esposizione dello stato attuale della diffusione televisiva, impegnata nel difficile passaggio dall’analogico al digitale, appesantito per giunta dall’introduzione delle tecnologie dell’alta definizione televisiva.
L’esposizione della Jones e' partita dallo sviluppo che il mercato globale del Cinema Digitale ha riscontrato dal 2000 in America, in Europa e negli altri continenti. Dal grafico di Fig.1 si puo' rilevare che l’anno della svolta e' stato il 2007, con un netto raddoppio del mercato rispetto all’anno precedente, ma che poi il mercato si e' stabilizzato con un leggero aumento nel 2008. Catalizzatore di tale interesse e' stata l’emanazione delle specifiche del Cinema Digitale da parte della DCI; ma il principale attore di tale trend e' stato essenzialmente il mercato nordamericano, mentre quello europeoe' ancora in attesa di un vero lancio (vedi Fig.2).
Nella stessa Europa si rilevano forti disparita' di crescita fra il mercato britannico, quello tedesco e quello degli altri paesi europei (Fig.3).
Restringendo poi l’indagine allo sviluppo del cinema tridimensionale (3D), emerge che anch’esso e' stato trainante per il mercato inglese mentre lo e' stato di meno per quelli tedesco e francese, restando gli altri paesi europei a livelli ben piu' bassi (Fig.4). Per quanto poi riguarda il formato 3D adottato, risulta che mentre per il mercato americano il formato dominante e' il Real D, per quello europeo quest’ultimo ha trovato nell’Active e nel Dolby 3D dei validi competitori (Fig.5). In base a quanto prima riscontrato, le previsioni di sviluppo delle sale digitali sono rilevanti per gli Stati Uniti, prevedendosi entro il 2011 un massimo di 6000 sale, e piu' modeste per il resto del mondo (circa 3500 sale) ove Gran Bretagna, Germania e Giappone appaiono come la nazioni trainanti (Fig.6).


ATTIVITA’ INTERNAZIONALI DELLA SMPTE

SMPTE JOURNAL

Sul numero di ottobre del SMPTE Motion Imaging Journal sono apparsi alcuni articoli di grande interesse sulle lavorazioni in 3D di cui si illustra qui il contenuto.

" - A 3-D Journey into Digital Intermediate (DI): Setting the Stage "di Christopher Townsend, specialista in graphic design e animazione (ha lavorato negli ultimi 11 anni in molti film di George Lucas inclusa la riedizione di Star Wars). Emicranie degli spettatori ed affaticamento del loro sistema visivo sono i problemi di cui e' opportuno tener conto nella produzione di buoni film tridimensionali; nella loro visione il sistema visivo dello spettatore e' infatti sottoposto ad una impegnativa ginnastica oculare. Se tali problemi possono essere ancora tollerati nella visione di brevi documentari, diventano pero' insopportabili nel caso di lungometraggi. Per ridurre tali fenomeni, le immagini sinistra e destra devono essere correttamente allineate e bilanciate colorimetricamente; le immagini devono scorrere da una sequenza alla successiva in modo da permettere all’occhio di adattarsi ai cambiamenti senza alcuna sofferenza. La sala di lavorazione del Digital Intermediate (DI) e' quindi il punto focale ove non solo rispondere alle richieste coloriche della regia, ma anche ove effettuare il controllo di qualita' delle immagini stereoscopiche e le relative regolazioni.

"Producing Quality 3-D Films in the Digital Intermediate Process: Filmmaking" di Steve Schklair, fondatore e CEO di 3ality Digital Systems (ha prevalentemente operato in prima linea nell’attuazione delle nuove tecnologie d’immagine, occupandosi di effetti speciali e di mezzi interattivi; oggi è fortemente impegnato nel settore delle tecnologie digitali film a 3D).
In passato la ripresa cinematografica stereoscopica di scene in movimento era piu' un’arte magica che una scienza, ben lontana dalla perfezione delle immagini di oggidi'. Questa perfezione d’immagine e' necessaria per creare film in 3D visibili senza fastidio e nei quali gli effetti tridimensionali non costituiscano una distrazione per lo spettatore. Tali traguardi sono stati oggi resi possibili dall’avvento delle tecnologie digitali di produzione e post-produzione.

"The Stereoscopic Digital Intermediate Process: Post-Production "di Rob Engle, senior stereographer e digital effects supervisor alla Sony Pictures Imageworks, e Buzz Hays, senior producer di feature film in 3-D anch’egli presso la Imageworks.
La finalita' del processo stereoscopico digital intermediate (DI) e' stata fino ad oggi quella di attuare le piu' opportune scelte di colore e contrasto per compensare i minori livelli di illuminazione dei sistemi di proiezione 3D. Tradizionalmente, nella fase DI delle lavorazioni in 3D, per correggere singole sequenze d’immagine si sono impiegate tecnologie 2D per l’occhio sinistro e per quello destro considerandole come due sequenze separate. In altre parole, dopo aver corretto separatamente ogni occhio, si introduce una correzione globale ai due occhi per compensare le perdite di luce in proiezione e solo a questo punto si introducono le richieste correzioni di singole riprese e di scena. E’ una procedura lunga e farraginosa. Solo di recente, con la rinascita del cinema stereoscopico in 3D e con lo sviluppo di strumenti operanti direttamente in 3D, e' stato possibile introdurre tali correzioni e controllarne i risultati in tempo reale.





SMPTE – Bollettino della Sezione Italia

c/o Franco Visintin

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Fig. 1 - crescita mondiale del Digital Cinema
Fig. 2 - crescita mondiale degli schermi digitali
Fig. 3 - crescita europea del Cinema Digitale
Fig. 4 - sviluppo del 3D nel Cinema Digitale
Fig. 5 - adozione dei sistemi 3D
Fig. 6 - previsione di crescita degli schermi digitali in 3D
SMPTE Motion Journal n. 10 del 2008