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    SMPTE - Sezione Italiana
           BOLLETTINO 65
               Marzo 2006



EDITORIALE
Continuiamo il tema iniziato negli editoriali dei due scorsi bollettini e riguardante gli standard che presiedono ai tre grandi momenti della catena audiovisiva, acquisizione, trasporto e restituzione dei programmi audiovisivi distribuiti dalle reti (televisive, web ed oggi anche di telefonia mobile).
Dopo aver ricordato le due grandi famiglie, SD ed HD, nelle quali oggi si articolano i sistemi video, si è iniziato ad esaminarne le caratteristiche prendendo in considerazione i vari parametri dell’immagine. Si è iniziato dal formato d’immagine e dai problemi che esso può presentare nella fase di restituzione (riproduzione sugli schermi video). Affrontiamo ora il tema di un altro importante parametro, la frequenza di immagine, cioè la rapidità ed il modo col quale le immagini vengono singolarmente trattate.

FREQUENZA D’IMMAGINE
E’ la frequenza con la quale le immagini vengono riprodotte dal sistema video. E’questo l’unico parametro sul quale fortemente si differenziano ancora gli standard video europei ed americani: il mondo è quindi ancora spaccato fra due norme:
- la norma video a 50Hz, adottata nella cosiddetta "50Hz region" costituita da Europa, Africa, buona parte dell’Asia, Giappone e Corea e dall’Argentina, unico paese americano ad averla adottata
- la norma video a 60Hz, adottata nella "60Hz region", adottata in tutta l’America, Argentina esclusa, Giappone e Corea.
Tali valori (50 o 60 immagini al secondo) sono stati dettati dall’esigenza di evitare lo sfarfallìo delle immagini riprodotte e sono stati connessi alle frequenze con cui l’energia elettrica alternata viene distribuita nei paesi delle due "region", ragione allora ritenuta essenziale, alla nascita della televisione fra gli anni ’40 e ’50, per una corretta riproduzione d’immagine.
Tali norme sono ulteriormente complicate dal modo secondo il quale le righe che costituiscono l’immagine video (il cosiddetto "quadro" o frame) vengono esplorate: esplorazione progressiva (indicata dalla lettera "p"), se le righe vengono esplorate una dopo l’altra in un’unica tornata, o esplorazione interallacciata (contrassegnata con la lettera "i"), se le righe vengono esplorate in due tempi successivi, detti "semiquadri" (fields), ciascuno formato dalle righe intermedie a quelle dell’altro. Gli annessi riquadri ne richiamano le caratteristiche di esplorazione. L’esplorazione interallacciata è stata utilizzata fin dall’inizio della televisione analogica (anni ’50) per dimezzare la larghezza di banda del segnale video (bit-rate nella TV digitale) allora improponibile per le capacità tecniche ed economiche di quei tempi.
Il passaggio al digitale non ha ancora abbandonato l’esplorazione d’immagine interallacciata già adottata dai sistemi analogici, affiancandola però con la più evoluta esplorazione progressiva. Le ragioni di tali titubanze sono evidenti: il sistema interallacciato prevede un bit-rate metà di quello necessario al sistema progressivo. Il secondo però offre, sulle immagini in movimento, una migliore risoluzione verticale, compromessa per il sistema interallacciata dal cosiddetto "fattore di interallacciamento" che riduce mediamente del 30% la risoluzione verticale. Tali esigenze hanno portato a definire un panorama degli standard video alquanto complesso (vedi Fig.1):
  • gli standard SD europei sono rimasti tutti interallacciati (720x576i/25 per il formato 4:3, 960x576i/25 per quello 16:9), mentre quelli americani offrono ambedue le possibilità, interallacciate e progressive (720x480i/30 o 480p/60 per il formato 4:3, 960x480i/30 o 960x480p/60 per il formato 16/9)
  • gli standard HD, sia europei che americani e tutti in formato 16:9, offrono le stesse possibilità: 1280x720p/50 e 1920x1080i/25 per gli europei e 1280x720p/60 e 1920x1080i/60 per gli americani.
Nel prossimo bollettino proseguiremo con l’esame di tali norme estese anche al mondo cinematografico, oggi sempre più interconnesso con quello video grazie al cinema digitale.
esplorazione d’immagine interallacciata = le righe di ogni "quadro" vengono esplorate in due "semiquadri" successivi, assegnando le righe fra l’uno e l’altro in modo alternato con la loro successione geometrica. Con le norme della 50Hz region vengono in tal modo presentate in riproduzione 50 immagini (i semiquadri). Si riduce così il pericolo di sfarfallìo d’immagine (flicker), che viene comunque eliminato con i televisori a 100Hz ove una memoria di quadro consente di utilizzare ogni semiquadro due volte, fornendo quindi ogni secondo 100 immagini semiquadro. Le corrispondenti norme della 60Hz region prevedono invece 30 quadri esplorati in 60 semiquadri.
L’esplorazione interallaciata, è comunque responsabile di ridurre a circa il 70% la risoluzione verticale d’immagine ("fattore di inerallacciamento") su immagini in movimento (vedi Fig.2).
esplorazione d’immagine progressiva = le righe di ogni "quadro" vengono esplorate progressivamente una dopo l’altra secondo la loro successione geometrica. Rispetto alla esplorazione interallacciata elimina la perdita di risoluzione verticale dovuta al "fattore di interallacciamento", ma comporta un raddoppio del bit-rate del segnale video.(vedi Fig.3).




ATTIVITA’ DELLA SMPTE ITALIAN SECTION

PROSSIME MANIFESTAZIONI

4th DIGITAL CINEMATOGRAPHY FORUM 2006 – in data da definire fra il 5 ed il 9 settembre a Venezia Lido. Anche quest’anno la Sezione Italiana della SMPTE, in collaborazione con la Mostra del Cinema di Venezia, organizza, con la partecipazione di relatori a livello internazionale, il Forum sulla Cinematografia Digitale, giunto ormai alla sua quarta edizione. Nei prossimi bollettini terremo informati i nostri Soci e simpatizzanti sui temi che verranno trattati, sui nomi dei relatori e sulle data e programma del Forum.

GIORNATE DI STUDIO SMPTE.Nell’ambito dei suoi tradizionali Local Meetings, la Sezione Italiana della SMPTE sta organizzando per i prossimi mesi delle Giornate di Studio dedicate a vari temi tecnici del momento, quali le tecnologie adottate per lo sviluppo europeo della Televisione ad Alta Definizione ed i progressi nel settore dell’audio cinematografico.

GIORNATA DI STUDIO "L’Audio, questo misconosciuto", 22 Febbraio 2005, Roma -Aula Magna del Ministero delle Comunicazioni – viale Europa 90
Concludiamo l’illustrazione della relazione presentata dall’ing. Florenzo Petitta sulle moderne tecniche di trattamento del suono già iniziata dallo scorso bollettino.
"MODERNE TECNICHE di acquisizione, registrazione e riproduzione DEL SUONO" di Florenzo Petitta, AES, Radio Vaticana.
Proseguendo nel suo esame sull’ACQUISIZIONE AUDIO, Petitta ha rilevato la recente crescita esponenziale nell’uso dei radio-microfoni. In televisione l’impiego del radio-microfono si è diffuso a macchia d’olio. Non c’è programma "in diretta" che non lo utilizzi in dosi massicce, dai talk-show, ai vari format, alla manifestazioni canore come S. Remo, ecc. In molti teatri di prosa mediante i radio-microfoni e buone amplificazioni, gli attori hanno migliorato notevolmente il rapporto con il pubblico non essendo più costretti a forzare la voce per essere ascoltati da tutti. Di questo vantaggio ne hanno goduto anche i cantanti lirici in molte rappresentazioni che si svolgono in luoghi storici (previsti dai libretti dell’opera). Famose sono rimaste a tale riguardo le esecuzioni RAI in Mondovisione della Tosca da Castel S. Angelo e della Traviata da Parigi (dove sono stati usati circa 200 radio-microfoni).
Passando alla REGISTRAZIONE AUDIO il relatore ha ricostruito il suo sviluppo storico ricordando che ad ognuno dei formati apparsi in commercio ha corrisposto una tecnologia nuova con la quale gli addetti ai lavori si sono dovuti misurare per aggiornare i loro apparati e il loro know-how. Partendo dai primi giradischi (le lacche in acetato contenevano circa 30 min di incisione) e dai registratori magnetici a due tracce, ingombranti, pesanti (100-300Kg) e con prestazioni limitate (le registrazioni duravano 30 min. (con velocità del nastro di 38cm/s) o 60 min (a 19cm/s), negli anni 70’-80’ uscirono vari sistemi di registrazione multi-traccia che, unitamente a schede elettroniche tipo Dolby, Telcom, ecc. (per la riduzione del rumore di fondo dei nastri), sono ancora oggi preferiti in molti studi di produzione per la registrazione su 24 piste. Dagli anni 90’ poi sono disponibili vari registratori a due tracce e multitraccia per la registrazione digitale su più canali. Ne esistono di tutte le fasce di prezzo a seconda dello standard qualitativo richiesto. Ad essi sono poi seguite le musicassette, i CD (Compact Disc), i minidisc, le cassette DAT (Digital Audio Tape), gli HD (Hard Disc) fino agli attuali MP3, per parlare dei soli formati audio. Il tipo di supporto più utilizzato al momento per le registrazioni, non solo professionali, è l’hard-disc montato nei personal computer. Esiste anche una grande quantità di programmi, con i quali realizzare registrazioni musicali di ottima qualità mediante l’uso di "sintetizzatori", "campionatori" e altre schede di qualità digitale. Molti registratori professionali usano poi stazioni dedicate, con molte schede aggiuntive( plug-in) scelte a seconda delle prestazioni che si richiedono.
Per quanto riguarda le prestazioni di tali sistemi avanzati Petitta ha sottolineato la possibilità di accesso istantaneo a qualsiasi traccia. Coi registratori analogici era infatti necessario svolgere il nastro per raggiungere il punto che interessava. Vi è poi oggi la possibilità di visualizzare e intervenire sulla forma d’onda del suono registrato, quella di Copia / Incolla e tutte le altre operazioni di editing elettroniche tipiche di un computer. E inoltre si può operare a 48 tracce, 24 bit 44.1- 48 KHz, oppure a 24 tracce, 24 bit 88-96 KHz ed a 72 GB SCSI con 208 o 256 tracce virtuali.
Un Petitta in gran forma ha chiuso la sua ampia rassegna ricordando la progettazione di impianti di Rinforzo Sonoro a Diffusione Distribuita (Fig.4). Questa deve tener conto di moltissimi parametri che possono essere inseriti in programmi di simulazione acustica in grado di fornire, con buona approssimazione, indicazioni sulla posizione dei diffusori e sui materiali da usare per gli ambienti. Ha anche citato esempi di rinforzo sonoro in spazi aperti, con gruppi di ritardo disposti su traiettorie lineari o circolari, che si prestano ad amplificare suoni per milioni di persone.
Concludendo, ha osservato che non tutti i problemi audio possono essere risolti dalla innovazione tecnologica, ma coniugandola con la professionalità e l’esperienza è possibile far si che l’audio diventi uno strumento più docile al nostro servizio.




SMPTE – Bollettino della Sezione Italia

c/o Franco Visintin

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Fig. 1, l’attuale panorama mondiale degli standard video digitali di produzione
Fig. 2, immagine esplorata in modo interlacciato
Fig.3, immagine esplorata in modo progressivo © SVT
Fig.4, impianto di rinforzo sonoro a diffusione distribuita