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    SMPTE - Sezione Italiana
           BOLLETTINO 61
           Novembre 2005



EDITORIALE
L’edizione 2005 del SATEXPO, tenutasi a Vicenza dal 29 settembre al 1° ottobre scorsi, ha messo in luce con ulteriore forza quanto già emerso nella passata IBC di Amsterdam: l’argomento della televisione ad alta definizione, connesso al suo imminente lancio in tutta l’Europa (non dimentichiamo però che la belga Alfacam trasmette in HDTV già da più di due anni attraverso i satelliti Astra sull’intero continente), ha ormai interamente polarizzato l’attenzione di tecnici ed operatori della comunicazione. La HDTV tiene dunque stabilmente banco in tutte le manifestazioni, saloni e convegni, dedicate alla comunicazione, mettendo in ombra altri argomenti altrettanto rilevanti, quali ad esempio quello della televisione interattiva, che avevano negli scorsi anni attirato altrettanto interesse.
Sulla prossima introduzione di regolari trasmissioni in HDTV nessuno obietta, sommerso come è da un fitto calendario presentato in merito da operatori satellitari francesi, inglesi e tedeschi ad iniziare dal prossimo Natale. Si discute peraltro, ed anche accanitamente, su quale dei due sistemi oggi proposti, quello a 720 righe progressive (720p) e quello a 1080 righe interallacciate (1080i), valga la pena di trasmettere. L’argomento del contendere era stato sollevato già dall’anno scorso dal direttore tecnico della EBU (European Broadcasting Union) Phil Laven che aveva puntato l’attenzione sul primo sistema, essenzialmente poiché esso era di tipo "progressivo", effettuando l’esplorazione dell’immagine con righe tracciate una dopo l’altra e non in modo interallacciato (prima le righe dispari, poi le pari), come effettuata dagli attuali sistemi televisivi a definizione standard, sia analogico che digitale. Se ne guadagna in pulizia dell’immagine, e quindi in definizione, anche se con un raddoppio della banda (bit-rate, se digitale). Il sistema a 1080 righe invece, anche se offre una apparente maggiore risoluzione, è ancora interallacciato. Entrambi i sistemi proposti presentano, non compressi, lo stesso bit-rate, pari a circa 1,5 Gb/sec. Un sistema a 1080 righe progressivo (1080p) e quindi a più elevata qualità d’immagine, che peraltro è da anni in sperimentazione in laboratorio, presenterebbe un bit-rate doppio, pari a circa 3 Gbit/sec, una cifra che fa alquanto paura, anche se i futuri sistemi di compressione promettono mirabilie. Siamo dunque alle solite: o scegliamo uno standard e partiamo, ma ci vincoliamo ad esso per qualche decina d’anni, come avvenuto per il vecchio PAL analogico, oppure aspettiamo di essere in grado di gestire un 1080p rinviando però l’inizio delle trasmissioni in HD, cosa che peraltro nessuno ormai accetterebbe.
Ma, come si diceva nello scorso editoriale, la televisione denuncia oggi, oltre alla tendenza verso il grande schermo, anche un’altra, completamente opposta, verso il piccolissimo schermo, cioè la ricezione di programmi televisivi con i telefoni cellulari. A tale riguardo il mondo dell’industria è seriamente impegnato nella ricerca di uno standard di "Mobile TV". Sarebbe questo un radicale ribaltamento di abitudini, consolidatesi attraverso almeno cinquant’anni, ove la televisione è stata vista come una versione moderna del caminetto intorno al quale riunire la famiglia. Se quest’ultimo ci consentiva un tempo di raccontarci al bagliore rossastro della sua fiamma tante cose, la televisione ce le ha raccontate direttamente, trasformandoci da attivi attori a passivi ricettori. Con il cellulare l’incantesimo si infrangerebbe: ci abitueremmo a sorbirci la televisione in pillole, in clips, poiché su un mezzo così mobile non sarebbe accettabile sorbirsi ore di programma, avendolo peraltro a disposizione per l’intero arco della giornata. Un cambiamento epocale che costituirebbe, come abbiamo già detto, un’aperta sfida ai modelli di business tradizionali incentrati sulla "televisione lineare" free-to-air o criptata. Si richiederebbe peraltro per tale nuova diffusione, come già rilevato, una trasformazione dei generi convenzionali (fiction, documentari, rivista) in miniprogrammi della durata di pochi minuti.
Ma, ci si chiede, come si può conciliare un mezzo di comunicazione tipicamente diffusivo, "point-to-multipoint" (da uno a tanti), quale è la televisione, con uno per sua natura "point-to-point" (fra due sole persone) come è invece il telefono, per giunta mobile? La tecnologia sta al riguardo tentando più strade. La prima pensa di far transitare il flusso televisivo (ma sarebbe più giusto chiamarlo ormai ‘multimediale’) attraverso le convenzionali reti UMTS, quelle cioè della terza generazione (3G) dei telefonini. La seconda invece affiderebbe tale transito ad una rete di collegamento parallela ma distinta da quella UMTS e che lavorerebbe con modalità più "broadcast". Il telefonino verrebbe quindi coinvolto in tale comunicazione non con l’intera sua rete, ma solo come terminale, allargando così la sua multimedialità.
Varie sono le piattaforme attualmente proposte con queste ultime caratteristiche. Una è il DVB-H, cioè la rete operante con le specifiche del sistema DVB (Digital Video Broadcasting) utilizzato dagli europei per la televisione digitale, ove la H sta per Handset, gli apparati portatili quali i telefonini, con un flusso dati fino a 5Mit/sec. Una tecnica di "time slicing" permetterebbe di ridurre i consumi della batteria,riservandoli ai soli istanti di ricezione, rendendo quindi più robusto e compatto il telefono mobile.
Un’altra tecnica è quella del DBM (Digital multimedia Broadcast) basata sullo standard DAB (Digital Adio Boadcasting) rinforzato con un sistema di "forward error correction". Con tale tecnica sarebbe quindi possibile utilizzare le stesse frequenze di trasmissione della radio digitale (DAB) allocate nella gamma VHF e nella banda L (intorno ai 1,5GHz).
Negli Stati Uniti invece la Qualcomm ha sviluppato il sistema proprietario Media FLO, basato su una codifica molto rapida derivata dal sistema COFDM simile al DVB-H europeo. E’ una soluzione di televisione completamente mobile, comprendente tariffazione e gestione dei diritti ed in grado di offrire vantaggi simili a quelli ricordati per il DVB-H.
E’ questo un panorama di piattaforme che potrà offrire ai futuri gestori di Mobile TV un’ampia gamma di possibilità operative. Di fronte a tali prospettive non resta che rilevare quanta strada sia stata fatta in cinquant’anni di televisione: dei ricevitori TV in uso all’inizio delle trasmissioni nel 1954 non resta più nemmeno il tubo a raggi catodici, ormai ultima valvola a lasciare il campo ai circuiti integrati ed ai micro-attuatori.






ATTIVITA’ DELLA SMPTE ITALIAN SECTION

SATEXPO, 29 settembre – 1 ottobre 2005 - 12° Salone Internazionale delle Telecomunicazioni Digitali e via Satellite

Il SATEXPO 05, che ha visto un buon successo di pubblico (12.000 visitatori) e di espositori (200 aziende), ha affiancato l’area espositiva con una nutrita attività congressuale alla quale la sezione italiana della SMPTE ha attivamente preso parte.
Fra tali attività va ricordata il workshop HDTV - Le Tecnologie e i Prodotti organizzato dal HD Council nella mattina di giovedì 29 settembre e che ha visto come moderatore Angelo D’Alessio, Direttore delle Sezioni Internazionali della SMPTE. Dopo un indirizzo di saluto di Alberto Simonetti in rappresentanza del HD Council ed una presentazione del tema a cura di Angelo D’Alessio, sono seguite le relazioni di Cristiano Benzi, TV-Multimedia Project Manager di Eutelsat, sulle tecnologie di produzione e trasmissione che la televisione ad alta definizione potrà impiegare nel suo sviluppo europeo e di Mario Stroppiana del Centro Ricerche ed Innovazione Tecnologica (CRIT) della RAI sulla valutazione della qualità delle immagini televisive in alta definizione. E’ seguita una rassegna sugli apparati che l’industria immette sul mercato della produzione HD: Sergio Brighel di TransAudioVideo ha presentato i criteri di progettazione delle nuove ottiche HD della Canon, Fabio Farina della Panasonic Italia ha presentato le recenti telecamere HD della casa giapponese, Maurizio Mastrofini della Tektronix ha discusso le problematiche che sorgono nella trasformazione di un impianto di produzione da SD ad HD, infine Nadia Marino della BLT ha descritto gli apparati di trattamento delle immagini HD prodotti dalla sua gloriosa ditta.

3rd DIGITAL CINEMATOGRAPHY FORUM 2005 - Mostra del Cinema di Venezia

Come ricordato nello scorso Bollettino, il Convegno è stato organizzato lo scorso 6 settembre al Lido di Venezia presso la Sala Volpi del Palazzo del Cinema da La Biennale di Venezia e dalla SMPTE (Society of Motion Picture and Television Enginerers) nell'ambito della 62ª Mostra Internazionale D'Arte. Cinematografica.
Continuando una lunga tradizione, riportiamo gli argomenti trattati nelle varie relazioni presentate al Convegno, iniziando oggi da quella esposta da Denis Kelly, della Kodak Digital Cinema col titolo "A Time of Plenty, a Time to Listen".
Più che una relazione quella di Kelly è stata una mirabile lezione di comportamento industriale, che potrebbe essere applicata, oltre che all’attuale passaggio dal cinema su pellicola al cinema digitale, a qualsiasi altra occasione di cambiamento che l’incalzante sviluppo tecnologico ci va proponendo in questi anni. Una lezione piena di esperienza e di saggezza, ma anche di franche osservazioni, che siamo lieti di presentare in questo Bollettino.
E’ questo un tempo pieno di cose…. (A Time of Plenty), pieno di fiducia nel cinema, pieno di promettenti avvii del cinema digitale (con la presentazione delle specifiche da parte del DCI e con la nascita di CinemaNetEurope), pieno di aspettative (riduzione dei costi, migliore distribuzione, impieghi alternativi delle sale), pieno di attori industriali e commerciali pronti ad entrare nel business del nuovo cinema digitale, pieno di neologismi, di preoccupazioni, di timori, di incertezze.
E’ un business così nuovo che i potenziali utenti non sanno ancora quali domande porre su di esso, né da quale parte affrontarlo. Ma questo è anche tempo di ascoltare (Time to Listen). Ecco allora qui suggeriti gli elementi di un possibile dialogo, partendo dalle cose che i potenziali attori del cinema digitale non dicono e chiarendo poi quelle che essi dovrebbero sapere.
"Le sei cose importanti che i produttori di film raramente dicono":
  • so bene cosa il cinema digitale potrà fare nel mio settore
  • sono soddisfatto che la copia digitale eguagli in qualità quella su pellicola
  • sono fiducioso che, passando al digitale, non dovrò imparare nulla di nuovo
  • non temo il fatto che le sale cinematografiche potranno proiettare altro materiale oltre ai film
  • l’adozione del cinema digitale consentirà di aumentare i budget a disposizione dei produttori
  • è ormai tempo che la vecchia tecnologia della pellicola venga rimpiazzata dal digitale

"Le sei cose importanti che i gestori di sale cinematografiche raramente dicono":

  • non mi aspetto che siano altri a pagare i costi del mio impianto
  • non mi importa se non potrò alzare i prezzi per le proiezioni digitali, mi va bene così
  • sono disposto a cambiare le mie abitudini commerciali per fare posto a nuove tecnologie
  • sono certo che il mio personale acquisirà le capacità di gestire il digitale
  • sono interessato ad un modello finanziario revenue-sharing
  • <
  • non mi attendo difficoltà nell’impiego di nuove tecnologie

"Le sei cose importanti che i distributori di film raramente dicono":

  • mi rendo conto che la proiezione digitale migliorerà la qualità dei miei prodotti sullo schermo
  • sono convinto che avendo dei risparmi dovrei pagare l’intero costo del sistema digitale
  • sono contento di avere in inventario una doppia copia del prodotto, su pellicola e in digitale
  • non mi occupo della pirateria, lascio che altri pensino al criptaggio dei prodotti
  • accetto di condividere i miei guadagni con enti finanziari
  • non mi interessa cosa gli altri facciano, appena pronto investirò nei sistemi digitali

Se distributori e gestori di sale dicono così raramente tali cose, quali domande dovrebbero porsi per tentare di conoscere meglio il problema che devono affrontare? Eccole :

  • perché dovrei comprare ora e chi potrebbe aiutarmi in una decisione consapevole?
  • quanto presto potrò attendermi un ritorno dei miei investimenti?
  • cosa è coinvolto col digitale che non lo sia stato con l’analogico?
  • come differentemente dovrò gestire i miei affari passando al digitale?
  • come dovrò gestire gli inventari digitali ed in pellicola?
  • non voglio sorprese, di che cosa avrò bisogno?
  • posso fidarmi di chi mi propone il cinema digitale?
  • ma soprattutto: come tutto ciò mi farà guadagnare di più?

Ma infine, di cosa abbiamo tutti bisogno?

  • ascoltare quello che viene detto, ma anche quello che "non" viene detto
  • imparare dai consumatori, non solo dai fornitori di tecnologie e di sistemi
  • riconoscere che un cambiamento sicuro deve rispondere alle necessità creative, operative, finanziarie e tecniche
  • comprendere che i clienti sono spesso confusi, intimoriti, preoccupati col digitale, trovando invece familiare la pellicola
  • badare alla realtà: vendere non solo sistemi, ma anche confidenza in essi
  • educare l’industria
  • rendere semplici le cose complesse
  • fare sì che l’industria, quando è pronta a scegliere, scelga saggiamente



SMPTE – Bollettino della Sezione Italia

c/o Franco Visintin

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Angelo D'Alessio, Director International Sections SMPTE Phil Laven, Direttore tecnico della EBU Denis Kelly, Kodak Digital Cinema