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    SMPTE - Sezione Italiana
           BOLLETTINO 53
             Gennaio 2005



EDITORIALE
La stampa nazionale ha riportato con grande rilievo i dati e le constatazioni che emergono dal trentottesimo rapporto sulla situazione sociale italiana che il CENSIS, il prestigioso centro di indagini sociali, ha recentemente pubblicato. Fra i temi trattati in tale rapporto ci ha colpito quello che il Centro ha identificato come "disagio etico causato dalla sempre piu' orgogliosa artificialita' e autoreferenzialita' della tecnica". Per la verita' ci si riferiva in particolare al presente dibattito sulla fecondazione assistita, ma tali considerazioni possono allargarsi all’intero comparto tecnico e, per quanto ci riguarda, a quello relativo alle tecnologie della comunicazione. Varra' quindi la pena di fare qualche considerazione a tale riguardo.
In questi ultimi decenni l’umanita' e' stata investita in maniera crescente dai prodotti che la tecnologia dell’informazione e comunicazione, la ICT (Information and Communication Technology), le ha riversato. Il gradiente di innovazioni che la tecnologia comunicativa ha saputo sviluppare ha dell’impressionante: mai l’uomo aveva assistito ad una tale accelerazione dello sviluppo tecnologico quale quella verificatasi negli ultimi cent’anni e, con progressione esponenziale, ancora piu' rilevante nell’ultimo decennio. Il grafico qui riportato (Fig.1) visualizza tale accelerazione: equiparando ai 365 giorni di un anno il percorso comunicativo umano degli ultimi quattromila anni, dalle prime forme di scrittura alla recente informatica, si rileva che l’impennata delle tecnologie comunicative verificatasi nell’ultimo secolo verrebbe ad occupare gli ultimi dieci giorni di dicembre. In tali dieci giorni si concentra dunque una impressionante quantita' di nuovi servizi comunicativi, dalla radio fino all’informatica e piu' oltre fino alle reti di telefonia mobile UMTS.
E’ importante sottolineare il fatto che questo sviluppo e' stato reso possibile primariamente dai progressi conseguiti nella tecnologia dei semiconduttori, dai transistor fino ai piu' recenti ed avanzati circuiti integrati su larga scala (LSI). Tali progressi hanno consentito una sempre piu' spinta concentrazione di funzioni nel singolo chip e quindi una rilevante miniaturizzazione degli apparati oltre ad una loro piu' solida affidabilita'. Cio' ha aperto la strada alle logiche digitali aprendo vie di sviluppo ancora qualche decennio fa del tutto impensabili. La potenzialita' logica di un attuale personal computer sorpassa di gran lunga quella dei mastodontici calcolatori impiegati negli anni ’40 e ’50 aquali quelli che ad esempio permisero la messa a punto dei procedimenti della fissione nucleare.
In conseguenza di tale rapido sviluppo, l’uomo e' venuto a trovarsi fra le sue mani, spesso inesperte ed inconsapevoli, mezzi di una enorme potenza elaborativa, impiegabili per gli scopi piu' disparati: dalla scrittura, archiviazione ed invio di messaggi di testo all’acquisizione e correzione di immagini ad alta definizione, dall’archiviazione di ore ed ore di brani musicali o di film alla loro riproduzione con possibilita' che rasentano, se non sorpassano, quelle disponibili nelle piu' avanzate sale cinematografiche. Si pensi ad esempio alla potenzialita' comunicativa presente in un piccolo telefono cellulare che offre la possibilita' di acquisire, gestire e trasferire un’ampia gamma di informazioni, da quelle di testo fino a quelle di immagini fisse o in movimento. E’ inevitabile che tale stato di cose possa appagare l’uomo fornendogli una apparente sensazione di onnipotenza. Sensazione peraltro basata su una conoscenza, spesso approssimativa, delle macchine che egli impiega. Alcune domande sono a tale riguardo lecite: quante di tali possibilita' l’utente effettivamente utilizza? Si rende conto di cosa sta facendo? Conosce i processi che gli consentono tali operazioni? Pensiamo che le risposte che la piu' parte delle persone potrebbe dare a tali domande sarebbero alquanto imbarazzanti. Sono domande gia' impegnative per noi tecnici che con tali argomenti ci troviamo in contatto da anni e sui quali ci siamo spesso cimentati. Ma proprio per questo siamo consapevoli dell’impegno e della fatica profusi dai ricercatori che tali traguardi hanno saputo raggiungere. Siamo anche consapevoli dell’umilta' con la quale tali ricerche vanno condotte, consci del fatto che le teorie sulle quali si opera per raggiungere i risultati sperati non rappresentano la realta' naturale che ci circonda, ma solo una sua schematizzazione ideale, un ‘modello’ sul quale sviluppare una nostra approssimata interpretazione dei fatti fisici.
Tale modo di affrontare la conoscenza dei fenomeni naturali, che ha guidato coscientemente lo sviluppo scientifico in questo ultimo secolo, dopo l’ubriacatura di onnipotenza che aveva travolto l’uomo del XIX secolo, e' bene sintetizzata dal "Principio di indeterminazione" enunciato dal noto fisico Werner Heisenberg nel 1927. In parole semplici tale principio afferma l’incapacita' umana di pervenire ad una esatta conoscenza della realta' che ci circonda: infatti tutte le volte che proviamo ad indagare un fenomeno penetrando nel suo interno con i nostri strumenti di misura ne perturbiamo con la stessa loro presenza il suo svolgimento ricavandone quindi una conoscenza imprecisa. Se l’uomo improntera' a tale onesto realismo il suo pensiero, la tecnica da lui elaborata non potra' essere accusata ne' di orgogliosa artificialita', ne' di autoreferenzialita'.


ATTIVITA’ DELLA SMPTE ITALIAN SECTION

Giornata di studio "L’Audio, questo misconosciuto", 22 Febbraio 2005, Roma - Aula Magna del Ministero delle Comunicazioni – viale Europa 90
Organizzata congiuntamente dalla SMPTE, dalla AICT (Associazione per la Tecnologia dell’Informazione e delle Comunicazioni) e dalla AES (Audio Engineering Society), questa Giornata di Studio intende fornire, anche ai non addetti ai lavori, un quadro ampio e variegato delle evoluzioni dei sistemi audio digitali. Particolare attenzione verra' data, oltre che al "sonoro" delle sale cinematografiche, ai processi di riproduzione audiovisiva a livello semiprofessionale, ossia su grandi schermi casalinghi, quali Home-Theater e Home-Cinema che anticiperanno ed accompagneranno l’avvio, entro qualche anno, delle trasmissioni televisive in Alta Definizione e del Cinema digitale nella fruizione residenziale.
La Giornata di Studio prevede il seguente programma (soggetto a possibili modifiche):
- 8.45 Registrazione
- 9.15 Introduzione alla giornata
          G. Vannucchi, Presidente AICT
          F. Berlinghini, Presidente AES – Italian Section
          F. Visintin , Chairman SMPTE Italian Section
- 9.30 Sessione interventi (prima parte): Chairman: F. Berlinghini, AES
         "La natura, gli effetti, i problemi e le soluzioni per l’audio di qualita'" - S. Morello,AES
         "Le moderne tecniche di acquisizione, registrazione e riproduzione del suono" - F. Petitta, AES, Consulente
         "La compressione digitale dell’audio di qualita': storia e punto attuale della situazione" - M. Quaglia, Telecom
- 11.00 Pausa caffe'
- 11.30 Sessione interventi (seconda parte):Chairman: Franco Visintin, SMPTE
         "I diversi campi applicativi ed il quadro degli standard internazionali" - A. D’Alessio, SMPTE
         "Evoluzioni nelle tecniche stereo multicanali" - F. Savina, SMPTE, Centro Sperimentale Cinematografia
         "Moderne tecniche di progettazione acustica per ambienti confinati" - A. Surace , Studio Brugola
- 13.00 Dibattito
- 13.15 Pausa pranzo
- 14.15 Sessione interventi (terza parte): Chairman: G.Vannucchi, AICT
         "Teche audio digitale: lo stato dell’arte" - B. Scaramucci, RAI
         "Diffusione audio digitale: lo stato dell’arte" - S. Ciccotti, RAI-Way
         "Il ‘Digital Right Management’ nel suono e gli utenti: trovare il punto di incontro" L. Chiariglione, Digital Media Strategist
- 15.45 Tavola rotonda "Il futuro dell’audio" Moderatore: M. Pellegrinato, Mediaset
          con la partecipazione dei gestori radiofonici, televisivi e cinematografici
- 17,00 Dibattito
- 17.30 Conclusione dei lavori

6th SMPTE International Conference, Milano 14 Ottobre 2004
"HDTV (High Definition Television): un futuro per la Televisione Digitale?"

Proseguiamo con questo numero del Bollettino la pubblicazione dei sommari delle varie relazioni che sono state presentate alla Conferenza. E’ ora la volta della relazione di Peter Wilson, da molti anni uno degli elementi di spicco della ditta britannica Snell & Wilcox, ma agli albori della HDTV, negli anni ’80, impiegato presso la Sony e coinvolto nelle prime riprese sperimentali in alta definizione. La sua e' quindi una viva testimonianza di quanto accaduto a tale riguardo in quegli anni in Europa e, soprattutto in Italia.
"The Japanese dream, from the NHK Lab to Hi-Vision" – Peter Wilson (Snell&Wilcox, UK)
A seguito di alcune ricerche operative coinvolgenti gli aspetti psico-fisici della visione umana iniziate sul nascere degli anni ’70, l’ente televisivo pubblico giapponese NHK era giunto alla conclusione che i possibili futuri sistemi televisivi ad alta definizione (HDTV) avrebbero dovuto utilizzare almeno 1000 righe di esplorazione dell’immagine, presupponendo una distanza di visione dallo schermo circa 3,5 volte la sua altezza. La NHK decise quindi di adottare per la ricerca di un futuro sistema HDTV uno standard provvisorio a 1125 righe con frequenza di 60 semiquadri al secondo e richiese alla Sony di contribuire a tale sperimentazione costruendo in accordo con tale standard i relativi apparati prototipi necessari alle opportune sperimentazioni. La Sony, ritenendo tale richiesta interessante non solo nel campo broadcast, ma anche in quello industriale, identifico' il sistema scelto con il marchio HDVS (High Definition Video System) creando un gruppo operativo di tale nome. I primi apparati prototipi videro la luce nel 1981.
Nel frattempo l’ente televisivo pubblico italiano RAI, che aveva potuto passare dalla TV bianco/nero a quella a colori solo dopo la meta' degli anni ’70, in ritardo rispetto ai principali enti televisivi europei, decise di bruciare le tappe partecipando attivamente alla campagna di ricerca sulla HDTV partita in Giappone e negli Stati Uniti. Prese quindi contatti con la NHK e con la Sony ed inizio' la sperimentazione del nuovo sistema HDVS ultimando nel 1983 una prima produzione, "Arlecchino", con le luci di Vittorio Storaro e con l’impiego dei primi apparati realizzati dalla Sony. A questa segui' nel 1985 una seconda produzione sperimentale, "Oniricon" per la quale venne impiegata una nuova generazione di apparati (una telecamera e tre videoregistratori HD) installati su un vecchio mezzo di ripresa, un Bedford da 8 tonnellate, gia' della Thames TV. Tale produzione, presentata al Symposium di Montreux, attiro' l’attenzione di Peter Wilson tanto da indurlo a farsi trasferire, nell’agosto del 1985, presso il gruppo HDVS. Incomincio' cosi' per lui l’avventura HD.
La seconda meta' degli anni ’80 vide lo scontro, fra americani e giapponesi da una parte ed europei dall’altra, sulla scelta di un sistema mondiale di HDTV. La NHK, appoggiata dal broadcaster americano CBS, sostenne nella riunione del CCIR (il Comitato Consultivo Internazionale per le Radiocomunicazioni), tenutasi a Dubrovnik nel maggio del 1986, il sistema 1125/60. Nonostante una serie di dimostrazioni condotte dalla Sony con tale sistema presso i broadcaster africani, sul voto favorevole dei quali si contava, esso non raccolse sufficienti consensi.
Interesse per il sistema HDVS venne dimostrato in quegli anni anche dalla Captain Video di Parigi, societa' di produzione di David Niles, che acquisto' dalla Sony una unita' produttiva simile a quella che aveva operato per la RAI. La Captain Video realizzo' alcune produzioni che riscossero ampi consensi a prezzo di molte difficolta' tecniche connesse agli elevati livelli luminosi richiesti dalle riprese in HD. Ma la sperimentazione piu' importante venne avviata dalla RAI con "Giulia e Giulia", il primo tentativo di realizzare un vero e proprio film con mezzi tecnici in HD. Esso costitui' anche il banco di prova per l’Electron Beam Recorder (Fig.2), un apparato messo a punto dalla Sony per trasferire il segnali video in HD su pellicola cinematografica a 35mm. In esso un fascio elettronico sotto vuoto spinto impressionava la pellicola sequenzialmente per le componenti tricromatiche rossa, verde e blu. Il film, con un budget di 90 milioni di dollari, per la regia di Peter Del Monte, con le luci di Peppino Rotunno e con Catherine Turner e Sting come attori, fu realizzato nel 1988 in tre mesi di riprese, in parte allo studio 3 della RAI di Milano, in parte su set esterno a Trieste. Ancora oggi esso e' ricordato come una pietra miliare nella storia della HD.
Un altro rilevante impegno in quel tempo fu la ripresa HD del complesso rock Genesis, effettuata per tre serate consecutive al Wembley Stadium di Londra di fronte ad una folla scatenata di 75.000 spettatori e con un rilevante impegno di corpi illuminanti per un carico totale che supero' il megawatt di potenza …. mettendo in ginocchio l’intera zona. Per concerti del genere venivano impiegate in genere una quindicina di telecamere. La Sony, che si era assunta la responsabilita' della copertura, riusci' a racimolarne solo sei con le quali, spostandole fra una folla esagitata nelle posizioni richieste volta a volta dalla regia, venne effettuata l’intera ripresa. La registrazione e' ancora oggi in commercio su disco DVD.
Ebbe poi inizio il tempo delle dimostrazioni del sistema HDVS. Si inizio' nel 1987 al Montreux Symposium ove venne attuato un programma di proiezioni in HD; poiche' i videoproiettori del tempo, muniti di tre tubi a raggi catodici (il noto 3-beam) non potevano fornire un flusso luminoso adeguato a coprire uno schermo di grandi dimensioni, venne approntato un sistema di due proiettori accoppiati (il sistema era gia' stato messo a punto e sperimentato presso il Centro di Produzione di Milano della RAI, NdR). L’anno successivo tali dimostrazioni vennero ripetute a Brighton in occasione della IBC; nel locale cinema Odeon venne proiettata una copia in pellicola a 70mm e 30 fotogrammi al secondo ricavata dalla traduzione su film del concerto dei Genesis. In tale occasione venne realizzata fra Londra e Brighton la prima trasmissione digitale di immagini HDTV con standard 1125/60 e con bit-rate di 1,13 Gb/sec su una linea messa a disposizione dalla British Telecom. Al Montreux Symposium del 1989 vennero presentati il primo videoregistratore HDVS su nastro da 1" senza compressione (Fig.3) e la prima telecamera HD con CCD da 1" (Fig.4).
Peter Wilson ha concluso la sua relazione sui primi anni di sperimentazione della HDTV ricordando le collaborazioni della Sony in molti altri eventi che richiedevano una copertura in HD, come la presentazione di vetture della Ford e della Mercedes (quest’ultima in collaborazione con la casa di produzione tedesca Steiner), la partecipazione al Montreux Jazz Festival ed il supporto fornito alla co-produzione NHK-BBC "Ginger Tree", un serial in quattro puntate messo poi in onda dal broadcaster giapponese.


SMPTE – Bollettino della Sezione Italia

c/o Franco Visintin

e-mail : franco.visintin@smpte.it

SMPTE website : http://www.smpte.org

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Fig. 1: il gradiente innovativo della tecnologia comunicativa negli ultimi cento anni



Fig. 2: l’Electron Beam Recorder (EBR) della Sony, metà anni ‘80



Fig. 3: Il primo videoregistratore analogico Sony HDVS su nastro da 1" senza compressione (HDV-1000), seconda metà anni ‘80



Fig. 4: La prima telecamera analogica Sony HDVS con tre CCD da 1" (HDC-100), seconda metà anni ‘80